di Erika Facciolla (TuttoGreen)
Chiunque abbia fatto esperienza di orticoltura o giardinaggio almeno una volta nella vita, sa quanto gratificante, educativo e terapeutico sia dedicarsi a questo genere di attività. Coltivare un pezzetto di terra con le proprie mani e veder crescere i frutti di questo lavoro ha ricadute psico-fisiche positive sulla salute e consente di riallacciare un rapporto armonico con se stessi e con la natura.
Oggi queste pratiche sono entrate a far parte dei programmi didattici di molte scuole di diverso ordine e grado con il chiaro obiettivo di avvicinare i bambini alle pratiche colturali di base e a un tipo di alimentazione sana e genuina. Non solo libri, penne e quaderni, insomma, ma anche semi, attrezzi e tutto l’occorrente per sporcarsi le mani con la terra.
Gli istituti scolastici – materne incluse – che hanno deciso di introdurre tra le loro attività anche quella dell’orto didattico sono sempre più numerosi, anche In Italia. In pratica, si trasforma un pezzetto di terra in un’aula a cielo aperto dove i bambini possono sperimentare la coltivazione di ortaggi veri piantando i semi, avendo cura delle piantine e osservandone la trasformazione giorno dopo giorno. In questo modo si impara a rispettare i ritmi lenti della natura, si assume consapevolezza dell’importanza delle rotazioni stagionali mentre si attende il momento in cui i primi frutti di quell’impegno potranno essere colti.
Orti didattici a scuola
Educare i baby-ortolani alla coltivazione delle piante è anche un modo per stimolare la loro curiosità con attività manuali che richiedono abilità e attitudini diverse da quelle a cui la modernità tende ad appiattirli. L’osservazione del mondo vegetale, poi, si rivela una continua ed entusiasmante scoperta che ha ricadute positive anche sul loro umore e sulla socialità. Lavorando in gruppo, infatti, i bambini moderano l’aggressività, sperimentano nuove forme di socializzazione e si sentono parte attiva di un progetto che impone loro delle responsabilità.
Dal punto di vista più strettamente didattico e pedagogico, imparano a riconoscere le varie specie di piante –fiori, ortaggi, erbe aromatiche e alberi da frutto – si appropriano delle principali tecniche colturali e si avvicinano al tema della sostenibilità ambientale facendo esperienza sul campo. Contemporaneamente, si avvicinano al tema dell’alimentazione e all’importanza di nutrirsi con prodotti naturali, sani e a centimetro zero. Tutto questo, imparando il rispetto per la natura, per la terra e per le sue preziose risorse.
"I bambini sperimentano nuove forme di socializzazione e si sentono parte attiva di un progetto che impone loro delle responsabilità".
Ortoterapia per curare corpo e anima
L’ortoterapia (o terapia orticolturale) è un’attività sempre più praticata non solo in ambito scolastico, ma anche negli istituti e nelle comunità di recupero, case di cura, carceri e ospedali. Coltivare la terra ha effetti positivi sul benessere psico-fisico di tutti coloro che vivono in una di queste realtà ed è quindi considerata una terapia complementare per rafforzare l’autostima, contrastare alcune forme di depressione, infondere coraggio e favorire il reinserimento in società.
"Si coltiva l’orto anche per coltivare se stessi".
Si coltiva l’orto anche per coltivare se stessi, insomma, o più semplicemente per ritrovare l’ottimismo e la gioia di vivere. Recenti studi, inoltre, hanno dimostrato che se affiancata a terapie farmacologiche tradizionali, l’ortoterapia è in grado di ridurre o addirittura dimezzare l’uso di analgesici e altri farmaci generici. In ottica professionale, inoltre, imparare le tecniche agricole basilari durante un percorso riabilitativo può rappresentare una chiave di accesso al mondo del lavoro, quindi un’occasione concreta di riscatto e reinserimento sociale.
Orticoltura nella vita quotidiana
Tutti possono testimoniare quanto benefico e appagante sia prendersi cura di un piccolo orto o di una semplice piantina. Ritrovare il contatto con la natura attraverso il lavoro della terra riconcilia con se stessi e con tutto ciò che ci circonda. Molto spesso si pensa di non possedere le abilità o la pazienza necessaria per occuparsi di queste cose, di avere faccende più importati da sbrigare, assorbiti, come siamo, dal tran tran quotidiano che sembra tenere in ostaggio ogni secondo del nostro tempo libero. Ma che il nostro pollice sia più o meno verde, che i momenti da dedicare a questo genere di attività siano lunghi o brevi, ciò che conta davvero è ritrovare un ritmo di vita slow, riscoprire la bontà dei frutti della terra e riappropriarsi del territorio, oltre che del proprio tempo.
"Ritrovare un ritmo di vita slow, riscoprire la bontà dei frutti della terra e riappropriarsi del territorio".
E chi non ha a disposizione un angolo verde tutto suo da coltivare può prendere parte ad uno dei progetti di orti condivisi presenti sul territorio. In Italia ce ne sono molti e per trovare quello più vicino a se è sufficiente cercare sul web o chiedere informazioni all’ufficio relazioni con il pubblico del proprio Comune. Molti degli orti condivisi, infatti, sono comunali e consistono in aree concesse ai cittadini tramite bando pubblico. Essi rappresentano vere e proprie occasioni di svago psico-fisico, un toccasana per chi trascorre tante ore seduto ad una scrivania, davanti a un pc, ma anche per chi è già in pensione o semplicemente ha del tempo libero da dedicare ad un’attività anti-stress all’aria aperta. Ci si impegna in qualcosa di diverso, a volte faticoso, ma al tempo stesso rilassante. Si raccolgono i frutti di questo lavoro e si socializza con gli altri urban-farmer della comunità. Coltivare un orto o un giardino, insomma, porta grandi soddisfazioni a aiuta a recuperare quel filo diretto con la terra che a volte si spezza o si perde strada facendo.
Aiutare bambini e adulti a riallacciare quel filo e a ricostruire un rapporto più equilibrato con la natura è importante anche per le Banche del Credito Cooperativo che da sempre hanno a cuore il benessere della comunità e la valorizzazione del territorio. Ed è delle persone e del territorio che le BCC si prendono cura, non solo a parole, ma soprattutto con i fatti.