Il progetto di Silvio è iniziato per gioco, con i suoi amici durante i fine settimana. Poi, via via le camere, il ristorante e una “mascotte” molto speciale in cucina: Angela, una instancabile settantenne che prepara i pranzi e le cene. Il terremoto del 2016 ha lesionato pesantemente la palazzina in cui si trova buona parte delle camere del suo agriturismo, ma l’attività non si è fermata.
di Ludovica Galeazzi
Dalla cucina del ristorante, riaperto da qualche giorno fa, sento provenire – oltre un buon profumo – risate e chiacchiere in marchigiano. È Angela, la signora della cucina, e la sua assistente Barbara. Qualche volta ridono anche di Silvio, il proprietario. Lui sta al gioco, dopotutto dove le trova due signore in grado di preparare queste tagliatelle con il cinghiale che i clienti apprezzano?
L’atmosfera accogliente del nuovo ristorante non mi ha preparato per la desolazione del vecchio locale. Silvio mi fa vedere la taverna dove un anno fa serviva il pranzo agli ospiti.
Tra i detriti Silvio ha lasciato un tavolo ancora apparecchiato, esattamente come era stato preparato il 30 ottobre 2016. I piatti sono intatti, ma dei bicchieri rimane solo il calice. Sono caduti e andati in frantumi durante la scossa. Silvio non ha voluto ancora togliere i bicchieri rotti – “un po’ per scaramanzia” mi dice.
"Le difficoltà nella ricettività turistica dei Sibillini ci sono sempre state, a un anno dal sisma sono solo aumentate".
Silvio mi racconta che già prima del terremoto era difficile gestire una piccola realtà familiare sui monti, con gli stessi costi di una grande struttura alberghiera sulla costa ma molti meno ospiti. Tuttavia il turismo estivo aiutava a pareggiare i conti: durante il fine settimana non era insolito avere a pranzo anche 100 ospiti. I Sibillini erano una meta per molte famiglie marchigiane, che passavano una domenica al fresco e pranzavano fuori. Oltre al ristorante, le camere erano piene di escursionisti e di chi voleva un po’ di relax, un tuffo in piscina e una vista impareggiabile sul Monte Vettore.
Vita sui monti: solo tranquillità e pace?
Nonostante l’ambiente idilliaco, nella giornata di Silvio di rilassante c’è ben poco. Il rumore di fondo è un cane che “abbaia”. È la suoneria del telefono, scelta per caso e tenuta nonostante i commenti degli altri. Dopotutto chi altro ha un cellulare che abbaia?
E Silvio deve essere sempre raggiungibile: ci sono i clienti che chiedono informazioni, chi ha prenotato e arriverà in ritardo, le cuoche che hanno bisogno di più uova per la pasta.
"è difficile far capire ai turisti che in questa zona ci sono strutture sicure e che ci sono tante attività ancora da fare e musei da vedere".
Tra una telefonata e una corsa in paese per fare la spesa, Silvio mi porta a vedere cosa rimane dell’agriturismo dopo il terremoto. Uno degli edifici della struttura non ha subito danni ed è già riaperto, sembra intonacato di fresco. Di fronte l’altro edificio è ingabbiato da cavi metallici. I letti sono disfatti, come gli ospiti li hanno lasciati quando sono fuggiti, durante la scossa. Gli scarponi dei turisti inglesi che occupavano una delle stanze sono ancora di fianco al caminetto – dove li avevano lasciati ad asciugare.
La struttura pericolante è lì, di fianco a quella sana, a ricordare sempre delle scosse. Mi chiedo se i turisti non vengano scossi come me da quella vista.
Infatti, secondo la Coldiretti nelle zone terremotate la diminuzione degli arrivi è del 90% rispetto allo scorso anno. Silvio conferma “È difficile far capire ai turisti che in questa zona ci sono strutture sicure – e che ci sono tante attività ancora da fare e musei da vedere”.
Aria di casa
Oggi c’è turismo di Agosto, turismo mordi e fuggi. Ma anche alcuni clienti abituali come Enrico e la sua famiglia. Quando è venuto a Cittadella per la prima volta dieci anni fa, si è innamorato di questo posto. “Ritrovarsi tutti qui ogni estate è diventata una tradizione a cui teniamo molto”.
Cosa li fa tornare ogni anno? Il paesaggio, l’enogastronomia, i paesini, ci sono sempre nuove escursioni da fare e angoli da scoprire. E Silvio, unico come il suo locale. “Ci tratta sempre benissimo – anche se a volte si dimentica di darci la camera che preferiamo. Ma poi riesce sempre a trovare il modo per metterti a tuo agio – anzi forse sa sempre meglio di te di cosa hai bisogno”. Il terremoto non li ha spaventati, anche se sono impressionati dai danni.
Silvio è commosso quando mi racconta che alcuni ospiti “regolari” dell’agriturismo hanno telefonato il giorno dopo le scosse. “Per dirci che ci erano vicini e che sarebbero tornati a stare da noi – nonostante il terremoto. Alcuni sono venuti davvero”.
Come Paolo e Luigi, due fratelli di San Benedetto. 28 anni fa, dopo una notte di pioggia passata in tenda, inzuppati fino al midollo, hanno trovato rifugio a Cittadella. Da quella volta, tornano ogni estate. Ormai conoscono ogni pietra degli edifici, e forse anche dei sentieri. Appena arrivati, via con le scarpe a fare una breve corsa tra i monti, prima di cena. Li aspettano le olive ascolane di Angela con un bicchiere di vino.
Cittadella è un rifugio per molti, mi racconta Silvio. Anche scrittori hanno trascorso periodi nell’agriturismo per scrivere i loro romanzi. Cittadella è un microcosmo con tante storie che si intrecciano.
“Questo agriturismo ha una sua anima, che viene riconosciuta da chi viene a trovarci. I clienti che davvero ‘vivono Cittadella’ sentono che questo posto è una casa”.
"Rimango qui, perché i clienti mi ringraziano dopo il soggiorno".
L’anima di Cittadella
Nelle parole di Silvio traspare un grande amore per la sua casa, per Cittadella. Ma cosa gli ha fatto dire in tutti questi anni: rimango?
“A volte mi sento come una pallina che rimbalza, ho sbattuto su tanti spigoli. Non so dove ho trovato la forza e la volontà di mettere su un’impresa dove non c’era neanche acqua, gas e elettricità… ma per me questo lavoro ha senso solo qui.
Cittadella mi si è costruita intorno. Dopo il terremoto, non riuscivo a lasciare questo posto. Sentivo come se dovessi rimanere, restare vicino a una persona ferita.
Ma quelle macerie e le crepe nei muri sono un po’ come se fossero entrate in me.
Devo ritrovare la forza di curare questo posto, e so che così curerò me stesso”.
Ad un anno dal terremoto, Silvio cerca di superare lo shock di vedere distrutto l’investimento della sua vita.
“Sicuramente non sono così spaesato come in quei giorni” mi dice Silvio “Non sapevo cosa fare e spesso prendevo il cane, andavo a passeggiare e finivo in banca solo per parlare con qualcuno. Anche due parole con Maria Raffaella Merlonghi, direttrice della sede di Comunanza della BCC Picena, aiutavano a risollevarmi, mi davano un po’ di speranza. Potevo tornare verso l’agriturismo pensando a cosa fare il giorno dopo per riavviare l’attività”.
Spero che Silvio ce la faccia. I Sibillini sono luoghi che non hanno nulla da invidiare niente alle Alpi o ad altri monti più famosi. I Sibillini sono una montagna di opportunità non sfruttati. Forse creando un prodotto turistico vendibile sul mercato internazionale, il Parco dei Sibillini potrebbe attirare nuovi turisti in centro Italia. E anche il turismo della costa potrebbe beneficiarne, i turisti della montagna fanno volentieri un salto anche al mare.
Anche Silvio.
“Sono trent’anni che sogno di passare due giorni in vacanza, al mare. E non ci riesco mai, c’è sempre qualcosa da fare a Cittadella. Forse sono io che trovo sempre il modo di non andarci. Questo posto ha bisogno di me”.
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