Economia green per i piccoli borghi italiani

L’obiettivo è quello di abbracciare un concetto di sostenibilità economica e ambientale in grado di rilanciare la micro-territorialità attraverso il turismo sostenibile e l’economia circolare.

Il 2017 è stato l’anno dedicato alla valorizzazione dei borghi italiani, in particolare dei piccoli centri disseminati in lungo e in largo sulla nostra Penisola che rischiano di scomparire.

 

di Erika Facciolla (Tuttogreen)

 

Il 2017 è stato l’anno dedicato alla valorizzazione dei borghi italiani, in particolare dei piccoli centri disseminati in lungo e in largo sulla nostra Penisola che rischiano di scomparire. È stato un anno di riflessioni, dibattiti ed iniziative orientate alla definizione dei modelli di sviluppo più adatti alla tutela di un inestimabile patrimonio. Un anno in cui si è parlato di sfide e di valori legati all’autenticità di questi luoghi, con l’obiettivo di abbracciare un concetto di sostenibilità economica e ambientale in grado di rilanciare la micro-territorialità attraverso il turismo sostenibile e l’economia circolare.

Un importante traguardo raggiunto dal Comitato di Coordinamento per i Borghi turistici nominato dal Ministero dei Beni Culturali e del Turismo per definire le buone pratiche e le politiche più corrette è l’approvazione della Legge 158/2017 per la valorizzazione dei Piccoli Comuni (legge ‘Salva Borghi’) pubblicata lo scorso Novembre sulla Gazzetta Ufficiale che consiste in un pacchetto di misure finalizzate al recupero dei piccoli centri presenti sul territorio nazionale.

"L’obiettivo è promuovere lo sviluppo sostenibile, economico, sociale, culturale e ambientale dei piccoli Comuni".

Le risorse stanziate dal provvedimento ammontano a 100 milioni di euro destinati al finanziamento di investimenti a tutela dell’ambiente, del patrimonio culturale e artistico, ma anche alla mitigazione del rischio idrogeologico, alla salvaguardia e riqualificazione urbana dei centri storici e alla promozione dello sviluppo economico e sociale. Parte di questi fondi sono dedicati allo stanziamento di nuove attività produttive promosse dagli abitanti e alla realizzazione di un sistema di ciclovie turistiche che consenta di rafforzare e potenziare la mobilità a basso impatto ambientale.

L’obiettivo è promuovere lo sviluppo sostenibile, economico, sociale, culturale e ambientale dei piccoli Comuni fino a 5.000 abitanti maggiormente afflitti dal rischio idrogeologico, dallo spopolamento e dall’inadeguatezza dei servizi sociali essenziali che causano disagio insediativo.

 

L’economia del futuro parte da qui

Dopo anni di sostanziale disinteresse e tentennamenti, l’approvazione della legge ‘Salva Borghi’ fortemente voluta anche dalle associazioni ambientaliste, prima fra tutte Legambiente, muove uno storico passo verso un orizzonte ricco di opportunità per le micro realtà urbane e rurali minacciate dal declino. Già, perché quello di cui parliamo è uno straordinario mosaico di bellezze, valori e talenti fortemente radicati nel territorio che merita attenzione e riguardo.

Ma come si adatta il modello di un’economia sostenibile alla realtà di un piccolo centro abitato e quali sono, nel concreto, le ricadute positive che può avere sulla comunità e sul territorio circostante?

Nella maggior parte dei casi si tratta di borghi fuori dai grandi circuiti turistici di massa, popolati da poche anime rimaste a vegliare con strenua caparbietà sulle pietre delle case e dei vicoli silenziosi, sempre più fragili e in balia degli eventi meteorologici e delle calamità naturali. Il terremoto che ha colpito i piccoli comuni delle Marche distruggendo anni di storia e di tradizioni, ha evidenziato ancora una volta questa dolorosa realtà, fatta di paesini sconosciuti e semi-deserti in cui perfino i soccorsi hanno fatto fatica ad arrivare per via di un isolamento fisico e socio-economico inaccettabile. In questo senso, la nuova legge lancia un segnale importante per la promozione di economie di qualità e turismi sostenibili che fa bene sperare per la rinascita anche sociale e culturale di questi luoghi.

Per la prima volta non si parla solo di sostegno e assistenza passiva, ma di innovazione e valorizzazione attiva che si traduce in azioni concrete finalizzate alla crescita di piccole comunità attraverso l’attuazione di politiche smart. Micro realtà dove si continua a vivere in modo slow, ma con la velocità della banda larga che dovrebbe finalmente aprire le porte a quel processo di digitalizzazione indispensabile la nascita del borgo italiano del futuro.

 

Innovazione, sostenibilità, condivisione

Innovazione e tradizione: è questo il binomio da cui partire. Del resto, la crescente attenzione alla sostenibilità, all’autenticità e alla qualità della vita, così come il bisogno di accedere all’acquisto o all’affitto di abitazioni a basso costo, potrebbe alimentare quel processo di rinascita artigianale ed economica sostenibile e circolare che tutti auspicano.

"Borghi antichi ma rigenerati, energicamente autosufficienti, dotati di servizi di ultima generazione capaci di prevenire sprechi e salvaguardare risorse.".

Ma le famiglie, i giovani e gli anziani hanno bisogno di servizi, scuole e attività. Nessuno sarebbe disposto a lasciare la vita di città, per quanto frenetica, per trasferirsi (o rimanere) in un paesino sperduto e dimenticato. C’è bisogno di connessione, di servizi, di soluzioni green che preparino il terreno a nuove forme di artigianalità, di turismo e di impresa. Tutto questo passa attraverso l’attuazione di alcune misure fondamentali, quali:

  • La promozione di alberghi diffusi
  • La riqualificazione del patrimonio edilizio in abbandono e dei terreni adiacenti degradati
  • La conversione di stazioni ferroviarie o case cantoniere dismesse in piste ciclabili sicure, centri di vendita e promozione di prodotti tipici locali
  • La realizzazione di circuiti e itinerari turistico-culturali ed enogastronomici
  • La salvaguardia e il recupero dei beni culturali, storici e artistici
  • L’incentivazione al consumo e alla vendita di prodotti agroalimentari a filiera corta e km zero

5.683 borghi in Italia

Borghi antichi ma rigenerati, dunque, energicamente autosufficienti, dotati di servizi on demand di ultima generazione capaci di prevenire sprechi e salvaguardare risorse. Comunità coese in cui si offre ai giovani migranti l’opportunità di tornare per coltivare e valorizzare antichi mestieri, e agli anziani che rimangono, la possibilità di condividere nuove forme di socialità e di cittadinanza attiva.

Centri storici strappati al degrado e ripopolati dall’arrivo di famiglie – italiane e non – che non possono sostenere i costi e i ritmi della vita metropolitana. Prodotti della terra, a km zero, e tipicità gastronomiche fatte con metodi di una tradizione che ha bisogno di nuovi custodi.
È questa l’economia green che ben si addice al borgo del futuro.

"Per una corretta gestione dei rifiuti domestici, la prima cosa da fare è organizzare uno spazio dedicato".

 

Storie di borghi

A qualche mese dall’approvazione della legge ‘Salva Borghi’, Legambiente ha raccolto alcuni degli esempi più virtuosi di piccoli borghi italiani che innovano puntando sull’economia green. Il report si intitola “Scatti di futuro”: storie poco conosciute, nate su iniziativa di cittadini, associazioni, cooperative o enti locali con l’intento di disegnare un nuovo futuro per questi territori.

Nel 2015, il piccolo comune toscano di Montieri, ad esempio, ha lanciato una provocazione che è stata poi raccolta e replicata da altri borghi in declino edilizio: vendere le case al prezzo di un caffè. L’effetto domino innescato dalla sfida delle “Case a un euro” ha raggiunto anche il comune siciliano di Sambuca, premiato di recente con il titolo di Borgo più bello d’Italia.

Esattamente come a Montieri, l’amministrazione comunale di Sambuca ha lanciato la campagna per la cessione delle case del centro storico con l’obiettivo di salvarlo dalla decadenza. Il progetto riguarda le abitazioni molto vecchie, abbandonate o a cui i proprietari hanno rinunciato perché impossibilitati a ristrutturarle. E il meccanismo è davvero semplice: una volta ottenuta la disponibilità da parte dei proprietari, il Comune predispone un bando in cui si offre a tutti la possibilità di comprare l’immobile al costo simbolico di 1 euro con l’impegno entro un certo termine di ristrutturarlo a proprie spese.

Tra le tante storie c’è anche quella dei comuni di Valdaso e Moresco, in provincia di Ascoli Piceno-Fermo, che vede protagonista l’Ecomuseo della Valle dell’Aso. Si tratta di un luogo creato per favorire l’incontro e lo scambio culturale diffuso dove i residenti della Valle possono condividere e compiere scelte di welfare comuni, esprimere la propria capacità creativa, sperimentare professionalità e nuove forme di socialità ed animazione nei Centri d’Interpretazione Territoriale.

Parto Carnico, in Val Pesarina, è nata l’iniziativa SaDilegno che punta alla riscoperta di una zona montana che, negli ultimi decenni, ha conosciuto un drammatico spopolamento. Collegato a questa iniziativa è partito anche il modello 12-To-Many, una rete di imprese che valorizza le risorse ambientali e umane locali per creare nuova ricchezza per tutta la comunità. Tale modello, col passare del tempo, si è diffuso anche in altre regione d’Italia e oggi sono già le 28 imprese italiane coinvolte nel progetto.

Tutto questo è parte di ciò che le Banche del Credito Cooperativo amano definire ‘gestione condivisa del territorio’ in cui decine di filiali presenti nei piccoli borghi italiani sono attivamente impegnate, a fianco delle piccole aziende, delle persone e degli operatori locali. Banche che non si limitano a finanziare le iniziative delle comunità, ma che suggeriscono spunti, propongono idee e si mettono in gioco per promuovere il territorio dando vita a reti collaborative tra residenti e turisti, tra popolazioni e amministrazioni locali, tra cittadini e imprese. Ed è con il lavoro di tutti che si raggiungono i risultati migliori.

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