Gli investimenti delle famiglie sono indirizzati al sostegno delle piccole e medie imprese, vero motore dell’economia italiana, mentre il vantaggio per chi investe sono le tasse azzerate sugli utili. Sono queste le due caratteristiche dei PIR, i Piani individuali di risparmio, introdotti con Legge di Stabilità 2017, che traggono ispirazione da modelli già esistenti all’estero, dalla Francia al Regno Unito.
Chi può sottoscrivere i PIR?
I PIR sono forme di raccolta del risparmio familiare, a cui non possono accedere cioè aziende o altre tipologie di persone giuridiche, ma solo persone fisiche. Sono gestiti dalle Sgr, cioè le Società di Gestione del Risparmio.
In pratica si investono risorse private in strumenti finanziari come obbligazioni, azioni, quote di fondi comuni, strumenti derivati, conti correnti. Ogni singolo PIR prevede un investimento massimo di 30mila euro l’anno e non più di 150mila euro nell’arco di 5 anni. L’investimento deve essere mantenuto per almeno 5 anni.
I vantaggi del piano individuale di risparmio per chi investe
I PIR non hanno un orizzonte temporale definito, ma una durata minima di 5 anni, rispettando la quale si godono di vantaggiose condizioni in termini di tassazione. L’agevolazione fiscale consiste nell’esenzione da tassazione sulle rendite finanziarie. Sono esclusi dall’agevolazione i redditi derivanti dal possesso di partecipazioni qualificate. Questo vincolo ha la duplice finalità di scoraggiare la speculazione, e garantire alle imprese destinatarie la certezza della disponibilità dei fondi nel medio termine. Il mancato rispetto del limite temporale dei 5 anni o dei limiti alla diversificazione e concentrazione degli investimenti fa decadere l’agevolazione in termini di tassazione.
Come investono i Pir?
La Società di Gestione del Risparmio deve investire almeno il 70% delle risorse in Aziende residenti in Italia o nell’Unione Europea, queste ultime purché abbiano una stabile organizzazione in Italia. Tale vincolo ha la scopo di canalizzare il risparmio delle famiglie verso investimenti produttivi ed in particolare verso piccole e medie imprese per le quali può essere difficile reperire risorse finanziarie tramite i tradizionali canali, al fine di favorire il processo di crescita e di sviluppo delle stesse. Il restante 30% può essere canalizzato su strumenti finanziari diversi, come depositi e conti correnti.